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IL FILM DI GUILLERMO DEL TORO CONQUISTA TUTTI

shape water

 

Usa, 2017

Genere: Drammatico, fantasy, sentimentale

Durata: 123 minuti

Regia: Guillermo del Toro

Distribuzione: 20th Century Fox

Cast: Sally Hawkins, Doug Jones, Richard Jenkins, Michael Shannon, Octavia Spencer, Michael Stuhlbar

C’è chi riesce ad andare al di là, c’è chi nella diversità ritrova la propria identità: questo sussurrano le scene del film, vincitore di quattro premi Oscar, dal titolo “La forma dell’acqua”, realizzato dal regista e sceneggiatore messicano Guillermo del Toro. Un mondo, quello messo in scena, dove diversità e mostruosità costituiscono un binomio inscindibile, il nucleo essenziale attorno al quale il film si avvolge. E così il “diverso” e il “mostruoso” emergono prepotentemente dalla storia e dai personaggi del film, ambientato nell’America percorsa dalla Guerra Fredda. Elisa, donna affetta da mutismo e addetta alle pulizie in un laboratorio segreto, vive la sua diversità insieme ai suoi unici amici: la collega Zelda, donna afroamericana, e il vicino di casa Giles, artista omosessuale. Ma il normale scorrere dell’esistenza di Sally Hawkins, nei panni di Elisa, viene turbato dall’incontro con una creatura anfibia, della quale si innamora, in virtù della sua profonda sensibilità e di una comprensione che trascende qualsiasi parola. L’amore tra i due, la condivisione della propria essenza è capace di oltrepassare qualsiasi esteriorità, ha il potere di vedere nell’altro la completezza di sé stessi e della propria “anormalità”. La totalità, che ognuno di noi ritrova nell’altro, è delineata dalla semplice quanto armoniosa poesia con cui si chiude il film: <<Incapace di percepire la forma di Te,/ ti trovo tutto intorno a me./ La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore,/ umilia il mio cuore,/ perché tu sei ovunque>>. L’altro diventa dunque l’infinito da attraversare, così come il mostro si trasforma nella creatura meravigliosa da ammirare, non più emblema dei lati cupi della nostra anima. I veri mostri si nascondono tra noi, tra i “normali”, incapaci di amarci, apprezzarci per ciò che siamo, intenti sempre a ferire. Una poetica della condivisione di sé stessi è al centro del capolavoro di del Toro, la fantasia il mezzo per rappresentare la crudeltà dei nostri pensieri e la mancanza di puri slanci emotivi. Non a caso il regista afferma: «Quando le persone dicono “Oh, la fantasia è una grande via di fuga”, io sono solito rispondere “Non credo”. La fantasia è un grande modo per decifrare la realtà». E proprio la visione lucida della realtà è al centro del film, accompagnata dalla bellezza di un rapporto che travalica le apparenze e guarda dritto al sentire universale. Sappiate vedere nel cuore dell’altro, sappiate scovarne la tenerezza, il dolore, la mancanza di completezza, sappiate osservare e comprendere, sappiate guardare le scene di questo film per imparare a conoscere l’altro, il diverso che colma il vuoto dell’anima.

                                                                                                                Alice Rizzo, IIIA Quadriennale

Articolo inviato dal prof. Flavio Nimpo