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LA MOSTRA SULL'ILIADE IN ESPOSIZIONE PRESSO LA BIBLIOTECA "STEFANO RODOTÀ" DEL LICEO TELESIO.

Omero

La voce intensa e profonda di Gianni Vagnoni, alunno eccellente del nostro Liceo, avvolge la sala della Biblioteca “Stefano Rodotà”, dove si inaugura la mostra dell’artista Giacomo Vercillo dal titolo Iliade: guerra di eroi fra umano e divino.
I passi declamati, prima in greco e poi in traduzione, dal suddetto alunno evocano un’atmosfera suggestiva e senza tempo, in cui figure di eroi e gesta perpetuate da Mnemosine, madre delle Muse e dea del ricordo, consentono di rivivere emozioni e di riflettere su valori, ideali e temi, che il mondo classico ha reso universali.


La Prof.ssa Mimma Mitidieri sorride e con i suoi occhi cerulei contempla l’impeccabile dizione e la sentita declamazione del suo alunno. In questa cornice, raccolta e pregna di trasporto per l’arte della parola e dell’immagine, mi accingo a presentare l’evento pittorico, che inaugura, il quattro Maggio, la mostra dell’artista, il quale ha onorato il Liceo con la sua espressa volontà di scegliere il nostro storico Istituto per la sua personale destinata a eroi e a momenti supremi del poema omerico. La mostra è altresì, in modo ideale, l’avvio della Notte Nazionale del Liceo Classico, a cui per il nostro Liceo ha provveduto all’ideazione e alla realizzazione la nostra Referente, la Prof.ssa Daniela Filice, coadiuvata dal Comitato organizzativo, che si è avvalso del lavoro di regia del Prof. Antonello Lombardo e della collaborazione delle Prof.sse Mimma Mitidieri, Emanuela Cairo, Angela Gualtieri e Rossana Cosco. Mostra e Notte del Liceo ripercorrono il dramma della guerra, in cui come fiori nel deserto effondono la loro fragranza le virtù degli eroi, lasciando spazio a riflessioni che coinvolgono il nostro oggi e il nostro domani.

Ettore Andromaca e Astianatte
Le tele esposte dal Maestro Vercillo nella loro essenza racchiudono una narrazione pittorica incisiva e pregnante attraverso scene e personaggi emblematici: “attimi eterni” come Il pianto per Ettore; Il dolore di Achille; La città di Troia; Ettore ed Ecuba; Ettore, Andromaca e Astianatte; Elena e Priamo; Il duello di Achille ed Ettore; Briseide sottratta ad Achille sono alcuni fra i dipinti che popolano la sala della Biblioteca come voci senza tempo, destinate a tradursi in icastica memoria storica. La mostra ha il suo “incipit” ideale proprio ne Lo scudo di Achille, a cui si accosta parimenti Il ritratto di Omero, che con la sua espressione profonda rivive, ancora una volta, come narratore onnisciente. Ogni tela è una fine e accurata sintesi di particolari che rimandano a valori, sentimenti, ideali e stati d’animo e in quelle loro sfumature di nero e di rosso sembrano evocare la sacralità della vita e della morte, del dolore nel contesto di quell’orrido mostro che è la guerra.

Achille trascina Ettore
Delicata e, al contempo, esplicativa e pregnante, capace di arrivare dritta al cuore, è la relazione dello storico e critico d’arte, la Prof.ssa Concetta Bevilacqua, che in un passaggio fondamentale, citato testualmente e contenuto in un suo scritto, così si esprime: <<Le opere in mostra vengono realizzate con un’intensità creativa ed una percezione visiva tale che rappresentano un unicum nella storia dell’arte. Vercillo realizza ciò che io da critico ho voluto definire un acquerello sfumato, di cui lui è il solo caposcuola. Consiste nel passaggio graduale ed impercettibile dall’ombra alla luce ottenuto sfumando i colori, che perdono la precisione dei contorni. Esse diventano infinite acquerellature che amalgamandosi con il disegno illuminano e rivelano le forme. Tutto ciò contribuisce a rendere più intime le figure, che liberandosi dalla materia netta e precisa mostrano la volontà dell’artista di esprimere spiritualità e genialità. Il colore diluito ammorbidisce i lineamenti dei volti, riduce la spigolosità degli oggetti per ricreare l’effetto antico della sfocatura. Il soggetto raffigurato appare avvolto da un sottile pulviscolo atmosferico, una specie di nebbia che tutto avvolge e che tende a fondere i contorni con l’atmosfera circostante. Tutto appare caratterizzato da un effetto morbido e ad una visione ravvicinata è difficile distinguere le pennellate che compongono l’impasto cromatico. Ecco perché nell’ammirare l’opera si consiglia di allontanarsi, quasi si tratti di un affresco per fruirne in pieno la visione. Le figure si espandano, l’occhio dell’osservatore fatica a distinguere i singoli elementi, occorre allontanarsi per apprezzare l’opera nella sua interezza. Creatività e fantasia coesistono con la capacità tecnica, si alternano e si fondono in una danza continua che costituisce la sostanza del processo artistico. L’arte del Maestro Vercillo è in continuo divenire: rielaborazione, sperimentazione, pathos, spiritualità, passione, colore, alchimia sono solo alcuni ingredienti che compongono la sua accezione artistica. La sua sensibilità, il suo guizzo creativo si uniscono al suo vissuto interiore creando un linguaggio pittorico che si esprime secondo i tempi e i modi propri del suo Essere. Si propone alla lettura con immagini e figure intrise di un’arte che porta con sé gli echi dell’antico. Attraverso le sue reinterpretazioni, le opere rivivono e si mostrano, attraverso i canali visivi di una contemporaneità che guarda all’antico ed è intrisa di una tecnica fatta propria dal virtuosismo del genio>>.

Il duello di Achille ed Ettore


Ella, poi, cura in modo più dettagliato il commento iconografico di alcune tele legate ai momenti cruciali delle vicende di Ettore e Achille, per le quali non mancano le opportune parti declamate da Giovanni Vagnoni, tratte dall’Iliade.
Alla fine di questo momento così significativo si propone un profilo umano e artistico del Maestro Vercillo, che ripercorre i suoi cinquant’anni di carriera artistica, facendo riferimento a mostre itineranti di notevole impatto culturale quali quella dedicata alla vita e ai miracoli di San Francesco di Paola, ai maestri “rivisitati” del Rinascimento, ai volti di Maria, Madre di Gesù e non ultima ai cosiddetti pinakes dedicati a personaggi e scene dell’Eneide che, grazie all’artista, sono qui, in un’altra sala della Biblioteca, in esposizione insieme a quella iliadica fino al dodici Maggio, salvo proroghe. Al termine del suo intervento l’artista, cogliendo lo spunto di un mio invito, lascia intravedere la possibilità di realizzare una serie di opere dedicate all’Odissea, affinché possa concludere a pieno il suo omaggio alla tradizione epica dei due sommi poeti Omero e Virgilio. Le tele dell’Iliade saranno in mostra per il pubblico nei giorni e negli orari di apertura della Biblioteca e, intanto, emoziona il pensiero di custodire, almeno per un po’, fra tanti tesori rappresentati dai libri anche opere pittoriche, che hanno impresso su di sé l’universalità del mondo classico.

Flavio Nimpo