testata grande2

A CINQUE GIORNI DALLO SCOPPIO DEL CONFLITTO COSÌ SCRIVEVA UNA NOSTRA STUDENTESSA...

ponte bombardato irpin 1200 1050x551

Dopo la caduta dell’URSS nel 1991, l’Ucraina conquistò l’indipendenza e da quel momento in poi, i rapporti tra Mosca e Kiev sono stati travagliati per via di un’alternanza tra governi filo-russi e altri più vicini all’Occidente. La crisi tra Russia ed Ucraina però è il risultato di un conflitto cominciato nel 2014, quando Mosca, invase la penisola di Crimea e sostenne i movimenti separatisti della regione del Donbass che voleva ottenere l’indipendenza.

Attualmente, il 54% della popolazione Ucraina vorrebbe entrare a far parte della NATO. Dati di questo tipo sono una minaccia per la Russia, che avverte sempre più l’oppressione da parte delle potenze occidentali. Queste le ragioni di Vladimir Putin, Presidente della Russia dal 2012, che lo spingono a portare avanti questa guerra: sono legate alla "protezione" degli ucraini filo-russi ma soprattutto alla volontà della Russia di riportare l'Ucraina nell'orbita di Mosca. Importante per lui inoltre è impedire un ulteriore spostamento della NATO verso Est - evitando che vi entri l'Ucraina - e quindi tornare a creare dei "paesi cuscinetto" tra la Russia e l'Europa Occidentale. Per quanto sembri che apparentmente il conflitto non coinvolga l’Italia, osservandola da un punto di vista economico, ci si può rendere conto che non è affatto così. Dati alla mano, dimostrano che il nostro Paese importa gas dalla Russia per il 43% (l’Europa il 36%). Se la Russia scegliesse di chiudere i rubinetti del gas, l’Italia dovrebbe affrontare una crisi energetica. Per ora le soluzioni includono l’idea di riportare in attivo le centrali a carbone e a olio combustibile oltre che continuare a importare il gas da altri Paesi come l’Algeria. A breve inoltre si potrà assistere ad un aumento dei prezzi di farina, pane e biscotti in quanto l’Italia circa un anno fa ha acquistato poco più di un milione di tonnellate di grano tenero dall’Ucraina. Le sanzioni da poco imposte alla Russia saranno deleterie per i trasporti comerciali in Italia e addirittura potrebbe scomparire l’esportazione dei prodotti Mady in Italy nei Paesi attualmente coinvolti nel conflitto.

C’è qualcosa però di molto più importante dell’economia: la vita delle persone. In Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha riferito che nei primi cinque giorni di guerra hanno perso la vita almeno 352 cittadini ucraini, fra cui 14 bambini. Secondo il Ministero della Salute di Kiev, inoltre, i feriti sarebbero 1.684, di cui 116 bambini. Mentre sarebbero più di 5.300 i soldati russi uccisi fino a ora e altri 200 sarebbero stati catturati. Si tratta certamente di dati non del tutto attendibili ma almeno aiutano ad avere contezza di quello che sta accadendo. Putin al contrario, ha vietato la diffusione di informazioni sulla guerra e nello specifico ha obbligato tutti i giornali e le televisioni russe a non comunicare il numero di vittime.
È qui, in questo momento, che il senso di impotenza mi pervade. Sento ogni singolo km che mi allontana da Kiev come un ostacolo. 2393 km mi impediscono di tendere la mano alle donne e ai bambini che dormono in stazione al freddo nell’attesa di essere salvati. Bombardamenti e proiettili colpiscono uomini, donne e bambini che della guerra non hanno alcuna colpa. Ciò che però possiamo fare tutti noi è donare alcuni beni di prima necessità, fondamentali in questo momento per tutta la popolazione ucraina. Segnalo perciò un’iniziativa organizzata dalla nostra scuola, tramite la quale è possibile donare cibo, medicinali, vestiti e tanto altro che sarà spedito a Leipoli domenica 6 Marzo. Se è vero che non possiamo cambiare il corso degli eventi, abbiamo il dovere di informarci e di dare il maggiore sostegno possibile a coloro che soffrono.
Marianna Crocco, III B Eur