testata grande2

L’ARMONIA DELLA PACE DURANTE LA GUERRA. ALCUNE RIFLESSIONI. 

 

 125214 sd

  Basta chiudere gli occhi e ascoltare il silenzio. Dopo qualche istante si comincia a sentire il proprio respiro, il battito del proprio cuore. Poi ciò che è intorno a noi: la risata di un fratello, il cinguettio di un uccellino sull’albero del vicino, i clacson delle auto in lontananza, i passi della gente. Il pianto di un bambino che ha fame, le fontane che piangono gocce d’acqua, le urla di una madre che perde il proprio figlio in mare, scoppi e case che si distruggono. Urla, spari, bombe, esplosioni, sirene. Il rumore della guerra è il più terribili di tutti.

E pensare che in questi ultimi giorni non si sente altro. In mezzo alle rovine e a palazzi distrutti, in lontananza suona un violino e, in questo frastuono assordante, zittisce tutti. “Imagine all the people living life in peace

   Il mondo sembra rivoltarsi contro sé stesso e distrugge tutto ciò che precedentemente è stato costruito. Gli insegnamenti più veri ci vengono affidati dalle pagine più antiche e anche questa volta la storia ha fatto centro. Secondo il pensiero di uno dei più grandi autori stoici, c’è solo un posto che il mondo non può toccare: il nostro io interiore, la nostra scelta in ogni momento di essere coraggiosi, ragionevoli, buoni. E proprio da noi stessi bisogna partire praticando l’empatia, che è ciò che manca ai nostri giorni. Oggi si ha paura, si teme ciò che non si conosce. Ciò che è diverso si disprezza, è pericoloso! È proprio questo che genera odio e intolleranza. Non esiste una persona sbagliata o giusta, non esiste una cultura migliore o peggiore o un popolo più forte. Esiste, però, la diversità e questa è la ricchezza più grande di tutte. “Se la pelle è diversa, non facciamo l'errore Di non darci una mano e lasciare che accada Di guardarci con odio ed evitarci per strada” risuonano forti queste parole nella canzone “Da fratello a fratello” di Franco Fasano. Ebbene, la musica è stata, sin dagli albori della vita, mezzo infallibile per comunicare e emozioni come rabbia, felicità, frustrazione, ma anche ideali. Certe canzoni si possono sentire ancora oggi per il forte messaggio che possiedono e che ci hanno lasciato in eredità. Gli artisti, i cantanti soprattutto in tempi più recenti, grazie alla loro sensibilità verso temi delicatissimi, si sono infiltrati nelle vite delle persone lasciando anche segni indelebili e impossibili da dimenticare. Nonostante sia nata molto tempo dopo, mi viene in mente un episodio formidabile accaduto nel 1985: tantissimi cantanti, ma prima di tutto persone, hanno urlato al mondo intero “We are the world…We are the ones who make a brighter day, so let’s start giving. There’s a choice we’re making, we’re saving our own lives; it’s true we’ll make a better day, just you and me”! Emoziona sempre, emoziona ancora questa canzone che incita alla pace e alla fratellanza, all’unione tra popoli nonostante ci sia molta gente che perde la vita per la fame e per la guerra, esattamente come ciò che sta accadendo due passi da noi. Ma poi “cosa c’è di civile in una guerra” dicevano i Gun’s ‘n roses? Proprio nulla. Nella canzone “This crying Earth” la nostra amata ma sofferente natura dall’aria oramai irrespirabile, viene fatta sfogare da Michael Jackson: attraverso le sue parole, ricorda che il regno prima bello e prezioso è stato polverizzato e calpestato dall’uomo. Dagli animali ai suoi stessi simili, l’ambiente è stato minato in ogni suo aspetto, anche a causa di guerre economiche e di potere, spietate e insensate. “Earth Song” sottolinea come l’apice di tutto questo sia la crudeltà nei confronti dei bambini, e quindi del nostro futuro. “What about us!” urlano. Vittime innocenti dell’avidità e della cattiveria umana, in loro è riposto l’ultimo barlume di speranza per un mondo migliore in cui ogni essere umano possa prendersi cura della propria esistenza e di quella altrui. E ancora oggi muoiono sui fronti senza avere alcuna colpa, mentre stringono spalle più forti delle loro, mentre si aggrappano all’unica fonte di amore che è rimasta a questo mondo: il canto di una madre per il proprio figlio! Quante giovani donne stanno camminando chilometri e chilometri lasciando alle loro spalle la loro intera vita sotto le rovine causate dalle bombe, con nulla in mano per proteggersi se non il manico di un passeggino. Ad ogni passo il rischio di essere colpite è altissimo. Ma non si fermano, camminano fino a che non sono sicure di essere arrivate in un luogo che potrà garantire loro un po’ di serenità. 

Niente è più grande di questa piccola e fragilissima cosa che è la vita, canta Vecchioni in “Sogna ragazzo sogna”, così forte che attraversa i muri per farsi vedere; la vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare; la vita è così grande che “quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire”.

è il potere all’indifferenza, l’indifferenza che al potere fa ladri, la terra ormai scossa da atomi pazzi, denaro trionfante schiaccia grida di madri. È ancora la grande corsa per gli stupidi e armati razzi. In rialzo i profitti, più disoccupati e c’è sempre chi dice <state buoni ragazzi!>” echeggia questo inno scout che non potrebbe essere più attuale. 

Da ogni singola parola di questi testi bisogna trarne qualcosa: è realmente giunto il tempo di incitare alla vita e di cambiare le cose. La guerra non la vuole nessuno. 

La Terra fa sentire sempre la sua voce. Il cuore di tutte le persone, che siano felici o tristi, ricche o povere, con la pelle chiara o scura, batte indistintamente allo stesso modo e segue il ritmo del cuore della terra. “Membra sumus corporis magni” diceva Seneca in una epistola dedicata al suo più caro amico. Insieme, questo ritmo che proviene dal cuore di ognuno, forma un’immensa partitura musicale di uno stesso coro per chi la sa ascoltare. 

A immaginare il mondo di Lennon siamo in tanti. Io ho come una foto impressa nella testa: ogni persona è unita agli altri da un non so che, un filo, un’ombra, un semplice pensiero. Dove bisogna ricercare l’armonia del nostro mondo? Un Artista diceva “the answer, my friend, is blowin’ in the wind”. La risposta, quell’onda sonora, sta volando nel vento, basta chiudere gli occhi e ascoltare l’altro.

Sara Guglielmelli, VB

Articolo inviato dalla Prof.ssa Stefania Vetrini