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ALESSANDRO CERSOSIMO, LAURA AZZINARI ED ELEONORA RIZZO RIFLETTONO SUL CONCETTO DI EROISMO

achille                    eroe

Oggi si sostiene che non esistano più eroi ed eroismi, ma che questi fossero presenti solo in epoca antica e nelle opere classiche.

Proprio grazie a queste si può affermare, però, il contrario: pensiamo all’Iliade, il poema omerico, nel quale è narrata la guerra fra Achei e Troiani, e con particolare attenzione alle gesta degli eroi Achille ed Ettore. Essi incarnavano la forza e la virtù militare delle due fazioni, venivano ammirati per la loro particolare bravura e astuzia in campo bellico. Analizzando bene le loro figure, si può dire che essi non erano altro che dei semplici soldati, che accrebbero la loro fama con varie imprese militari, poi definite eroiche. Secondo tale punto di vista anche un militare contemporaneo è, a suo modo, un eroe, poiché consente di far dormire al sicuro ogni suo concittadino, così che non debba preoccuparsi di un attentato,  e combatte per il domani di una gioventù, affinché questa non sia costretta a vedere ciò che egli ha visto. In ogni caso oggi  l’eroe non ha gli stessi valori:  una volta combatteva per il prossimo senza alcun secondo fine, mentre ora combatte solo per la gloria; una volta si dava più importanza all’amicizia e al lavoro di gruppo, mentre oggi chiunque è disposto a calpestare i propri amici, per uscirne vincitore e primo assoluto. Tutto ciò porta a un totale annullamento di ciò che si cerca di creare come riparo dalle cose nocive in cui l’uomo puntualmente ricade … secolo dopo secolo.

È vero, oggi gli ideali seguiti dagli “eroi” contemporanei sono tremendamente distorti rispetto all’antichità: tutto si fa, spesso, per fini economici ed encomiastici; eppure, anche se ci sono soggetti come loro, ciò non vuol dire che non si possa scorgere traccia di eroicità in coloro che combattono per una giusta causa. Persino le cose più semplici sono dei veri e propri atti di eroismo: quando si chiude il gas della cucina, subito dopo aver cucinato, si è evitato di mandare a fuoco un’intera casa con chiunque e qualunque cosa vi fosse dentro, salvando così la propria vita e quella dei vicini; quando un avvocato rifiuta una “mazzetta”, in quel momento egli ha impedito al corruttore di porre fine alla speranza di chi è innocente davanti a un torto subito ingiustamente; quando uno studente segue l’insegnante durante la lezione, egli sta evitando che vi sia un regresso sino all’età della pietra, un regresso mentale nel quale la parola non ha fondamento e utilità e l’uomo non è superiore all’animale.

Tutti possono essere eroi, ma non tutti possono fare la differenza: solo colui che trattiene il fiato, quando il suo amico sta affogando, può essere definito un eroe; solo colui che soffre, quando l’altro soffre; solo colui che sostiene chi vacilla e fallisce; solo colui che ha coraggio di prendere un tesoro coperto di fango, ripulirlo e riportarlo al legittimo proprietario, trascurando se stesso; solo colui che riconosce che gli eroi sono gli altri è un “eroe”.

                                                                                             Alessandro Cersosimo,  II A Quadriennale

 

 

EROI DI TUTTI I TEMPI

Spesso ci si chiede quale possa essere l’eroe per eccellenza, il vero eroe, che vada oltre le apparenze e l’aspetto esteriore, ma che sia l’eroe dell’animo.

Enea potrebbe essere la concezione ideale di eroe; egli, infatti, si manifesta profondamente diverso rispetto agli eroi che appaiono nei poemi omerici: l’eroismo di Enea trascende la vittoriosa manifestazione di una personalità straordinaria. Egli è designato dagli dei ma svolge la sua missione tra dubbi e incertezze. Egli non è un eroe trionfante, ma un uomo che obbedisce al suo profondo senso del dovere e sente potentemente la responsabilità di essere il capo e il peso di un ruolo impegnativo. 

Enea è definito uno dei maggiori eroi di tutti i tempi grazie alla pietas, che è propria della sua persona. Questa sta al centro dei valori morali originari da cui era nata la grandezza di Roma e che Enea esprime aderendo completamente alla volontà divina; diventa pius nel momento in cui accetta di essere lo strumento di quel destino che gli è stato assegnato suo malgrado.

La figura di Enea è, però, riscontrabile ancora oggi nella figura umana odierna. Egli, infatti, pone in secondo piano la fides, il principio fondamentale della lealtà verso l’altro, che in tale vicenda è rappresentato da Didone; il dovere prioritario di Enea è servire la patria e la famiglia e proprio in questo momento egli diventa pius, poiché concretizza la sua pietas, obbedendo totalmente agli ordini divini. Enea ci presenta un sacro e profondo senso della famiglia, che l’uomo contemporaneo talvolta mette in discussione, dimenticando la sua tradizionale identità.

Enea suscita anche una considerazione di forte attualità culturale sul senso dell’incontro con l’altro, il cui atteggiamento esteriore può disorientare e divergere dal nostro, un fondamentale confronto con la diversità. Il confronto fra bene pubblico e interessi individuali propone interrogativi importanti su quale debba o possa essere il limite invalicabile del sacrificio individuale per il bene collettivo. La lotta alla mafia rappresenta un esempio calzante in questo senso; in tanti sono arrivati a sacrificare la propria vita per la salvaguardia quotidiana dei diritti, dimostrando che la difesa della democrazia contro violenze e soprusi non rappresenta un concetto astratto ma un dovere da compiere. Nell’immaginario collettivo Enea rappresenta l’eroe esule, colui che si avventura in un altrove ignoto e imprevedibile, per raggiungere la terra destinatagli dal fato. 

Allo stato attuale delle cose questo aspetto della figura di Enea risulta quanto mai attuale: la sua natura di migrante può essere ritenuta simile a quella dei tanti fuggiaschi disperati che arrivano oggi sulle coste dell’Italia meridionale, scappando da guerre lontane. Senza dubbio la situazione di Enea appartiene a una dimensione diversa; tuttavia, sia il modello dell’accoglienza ospitale degli antichi verso l’estraneo, sia lo scontro fra popoli stranieri, inducono a riflettere sui criteri di accoglienza che oggi vengono sollecitati nei confronti di coloro i quali, spinti da necessità che non conoscono altre vie d’uscita, abbandonano il proprio Paese affrontando rischi inimmaginabili e talvolta la morte stessa.

Trovo affascinanti gli eroi della cultura omerica e greca più in generale, ma sostengo l’idea di eroe del poeta e drammaturgo latino Nevio, secondo la quale l’eroe non è un essere superiore agli altri, egli non ha superpoteri, quindi l’eroismo è alla portata di tutti, l’eroe è l’uomo comune che, però, ha la capacità di anteporre a se stesso l’interesse della comunità; egli è, infatti, la fonte della virtù e del coraggio. Sempre sostenendo questo pensiero, credo che l’eroe possa essere ognuno di noi, capace di pensare per un attimo prima al prossimo che a se stesso; quell’essere umano che dona la sua vita per salvare quella degli altri e per far sì che proprio questi altri possano vivere in armonia. Viveros scriveva ne Gli eroi che abbattono le frontiere:

<<Ho visto cose che voi umani neanche immaginate. E ora tutte queste cose svaniranno come lacrime nella pioggia>>. Potrebbe essere il discorso di un eroe greco. Ma soprattutto potrebbe essere il discorso di ciascuno di noi. Anche noi siamo programmati per un’esistenza a termine. Noi siamo gli eroi.

Un grandissimo esempio sono i due giudici antimafia Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, uccisi dalla mafia nel 1992, i quali nel Luglio 2017 sono stati ricordati dall’Associazione Nazionale Magistrati con un murales realizzato nella borgata della Cala, a Palermo. Ma tanti altri, pur senza essersi svelati alla gente, sono diventati eroi per moltissimi; ad esempio le innumerevoli persone che nel corso della Seconda Guerra Mondiale hanno rischiato la vita, pur di risparmiare il tragico destino dei campi di sterminio a moltissimi ebrei, ospitandoli e nascondendoli nelle proprie case. 

Il 31 Gennaio 2010 la Repubblica Italiana ha celebrato il centenario dalla nascita di Giorgio Perlasca dedicandogli un francobollo. Nella Budapest occupata dai nazisti, nel 1944, Perlasca salvò migliaia di ebrei fingendosi console spagnolo. Finita la guerra, rientrò in Italia e non rivelò a nessuno la sua storia, finché, alla fine del 1987, fu ritrovato da alcune donne che gli dovevano la vita; gli fu dedicato anche un film, “Perlasca – Un eroe italiano”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deciso di premiare quaranta “eroi” di tutti i giorni, conferendo loro al Quirinale le Onorificenze al merito della Repubblica Italiana. Uomini e donne “comuni” che con il loro lavoro si sono distinti per l’impegno nella solidarietà, nell’integrazione, nel soccorso, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella promozione della cultura, della legalità e per il contrasto alla violenza. Tra questi vi è il vigile del fuoco, che si è calato nel pozzo, per salvare due bambini e il camerunense che, arrivato in Italia per studio, ha imparato a conoscere il significato del caporalato e a combatterlo in prima linea; e poi, l'imprenditore che assume persone con disabilità e malattie terminali e il medico chirurgo, che opera bambini cardiopatici nei Paesi in guerra o devastati dalla povertà.

Tanti altri eroi servirebbero, per combattere le immani ingiustizie che vengono commesse ai giorni nostri, e un fenomeno che tocca ognuno di noi personalmente è la dispersione in mare di migliaia di vite in cerca di salvezza che, speranzosi di condizioni migliori, abbandonano le proprie famiglie, il proprio Paese e rischiano la vita. Un gesto d’amore nei confronti di questi uomini, donne, bambini che arrivano da luoghi violenti e che hanno assistito, la maggior parte delle volte, a spettacoli brutali, è un eroismo che può salvare il prossimo proprio perché: <<Aiutare un solo essere umano dà senso a tutta una vita>>.

                                                                                                        Laura Azzinnaro,  IIA Quadriennale

 

                            Eroismo: dagli eroi omerici agli uomini contemporanei

Immagine mitologica che incarna i valori ideali di un popolo,  l’eroe, tra concezioni e pareri diversi, è l’emblema di coraggio e abnegazione, nasce contemporaneamente all’uomo e lo accompagna per tutta la sua esistenza. Sicuramente ad aver dato una particolare valenza all’immagine dell’eroe è il greco Omero che, all’interno dei suoi celebri poemi, l’Iliade e l’Odissea, ha delineato il profilo eroico. Nei suoi versi l’eroe riflette le ideologie di un intero popolo, in particolar modo quella della forza e dell’immortalità. È dotato di particolari virtù e valori che lo rendono simile agli dei, ma, a differenza di questi, soffre, muore ed è capace di compiere gesta straordinarie. Egli incarna, inoltre, la kalokagathia, secondo cui la grandezza d’animo rifulge nello splendore dell’aspetto.

L’autore dei poemi colloca questi personaggi all’interno di una società aristocratica, ma più precisamente “della vergogna”, all’interno della quale l’eroe risente del giudizio altrui. 

La guerra, infatti, è considerata l’unico mezzo attraverso il quale può dimostrare il suo valore e, soprattutto, guadagnare la gloria che permette di essere ricordati presso i posteri e conquistare l’onore, ovvero l’apprezzamento pubblico nella “comunità di pari” di cui fa parte.

Gli eroi descritti da Omero sono  modello da cui prendere esempio.

Grazie all’esposizione dei poemi, che aveva infatti, una funzione pedagogica, il popolo acquisiva giusti valori, quali quelli del coraggio, dell’impavidità e della difesa della propria patria.

Il codice d’onore dei personaggi omerici è ormai tramontato, ma i termini “eroismo” ed “eroe” continuano ad appartenere alla nostra società quotidiana.

Al giorno d’oggi il nome di “eroe” non si attribuisce a colui il quale ha capacità sovrannaturali, ma a chi nella propria quotidianità riesce a dare una mano al bisognoso. Gli occhi di un eroe sono nel vigile del fuoco che libera dalle fiamme la donna in casa, sono nei medici che tutti i giorni lottano per salvare persone, sono nell’imprenditore che assume personale con disabilità e malattie, sono nei volontari che con la loro forza e costanza d’animo regalano un piccolo sorriso a chi ne ha bisogno.

Gli occhi di un eroe appartengono, seppur in piccola quantità, a ognuno di noi…

L’eroe è, quindi, un uomo o una donna comuni, che grazie al loro impegno si sono distinti per la dedizione, la solidarietà, l’integrazione,  il contrasto con la violenza o per la promozione di cultura e legalità.  Mentre nella società di Omero gli eroi venivano acclamati da tutti, oggi questi personaggi rappresentano nella maggior parte dei casi, un vero e proprio “pericolo”, per chi del male fa una virtù… Esempio eclatante sono, senza alcun dubbio, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi dalla mafia nel 1992. Considero eroi contemporanei anche coloro che si battono in favore della pace e dell’istruzione nel mondo come la giovane MalalaYousafzai, Nelson Mandela, Mahatma Gandhi, Martin Luther King, che, a differenza dei protagonisti dei poemi epici, dalle proprie azioni non hanno tratto beneficio e prestigio personale, ma hanno deciso di essere “cassa di risonanza” per chi  non riusciva a farsi sentire.

E così, come ha detto Sheldon Cooper: << Il vero eroe non cerca l’adulazione, combatte per la verità e la giustizia solo perché quella è la sua natura>>.

                                                                                                           Eleonora Rizzo,  II A Quadriennale

Articolo inviato dal Prof. Flavio Nimpo