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Copia di foglie autunnali 3 1280x720

Mimnermo, frammento 1 West

τίˉς δὲ˘ βί˘οˉς, τί˘ δὲ˘ τεˉρπνὸ˘ν ἄ˘τεˉρ χρυˉσῆˉς Ἀ˘φρο˘δίˉτηˉς;

τεˉθναίˉηˉν, ὅ˘τε˘ μοιˉ ‖ μηˉκέ˘τι˘ ταῦˉτα˘ μέ˘λοιˉ,

κρυˉπτα˘δί˘ηˉ φι˘λό˘τηˉς καὶˉ μείˉλι˘χα˘ δῶˉρα˘ καὶ˘ εὐˉνήˉ,

οἷˉ’ ἥˉβηˉς ἄˉνθεαˉ ‖ γίˉνε˘ται˘ˉρπα˘λέ˘α˘

ˉνδρά˘σι˘ν ἠˉδὲ˘ γυ˘ναιˉξί˘ν· ἐ˘πεὶˉ δ’ ὀ˘δυ˘νηˉρὸ˘ν ἐ˘πέˉλθῃˉ

γῆˉρα˘ς, ὅ˘ τ’ αἰˉσχρὸ˘ν ὁ˘μῶˉς ‖ καὶˉ κα˘κὸ˘ν ἄˉνδρα˘ τι˘θεῖˉ,

αἰˉείˉ μιˉν φρέ˘να˘ς ἀˉμφὶ˘ κα˘καὶˉ τείˉρουˉσι˘ μέ˘ριˉμναιˉ,

οὐˉδ’ αὐˉγὰˉς προ˘σο˘ρῶˉν ‖ τέˉρπε˘ται˘ˉε˘λί˘ουˉ,

ˉλλ’ ἐˉχθρὸˉς μὲˉν παιˉσί˘ν, ἀ˘τίˉμαˉστοˉς δὲ˘ γυ˘ναιˉξίˉν·

οὕˉτωˉς ἀˉργα˘λέ˘οˉν ‖ γῆˉρα˘ς ἔ˘θηˉκε˘ θε˘όˉς.

Traduzione di Filippo Maria Pontani

 Vita… gioia… che sono senza Afrodite d’oro?

Meglio la morte, quando non più caro

mi sia l’amore occulto, i doni delicati e il letto –

avari fiori dell’età ridente

per gli uomini e le donne. Cupa di dolori avanza

senilità, che svilisce e deturpa,

e nel cuore è un rodio d’angosce amare: l’uomo

mira la luce chiara e non s’allegra,

odio d’amasî, scherno delle donne: volle

così funesta la vecchiezza un dio.

 

Il frammento si apre con una domanda retorica (v. 1), tipica dello stile elegiaco, ma impreziosita da un sintagma epico (cfr. Iliade III 64, V 427, IX 389; Odissea IV 14, VIII 337, 342; Teogonia 822, 962, 975, etc.), che diventerà un ‘topos’ letterario: «χρυσῆς Ἀφροδίτης», «l’aurea Afrodite», «Afrodite d’oro». Nella lirica, tuttavia, Afrodite è pura personificazione dell’ἔρως, l’amore fisico, del desiderio, che caratterizza la giovinezza. Quindi Afrodite rappresenta «queste cose» («ταῦτα», v. 2): «l’amore occulto, i doni delicati e il letto» («κρυπταδίη φιλότης καὶ μείλιχα δῶρα καὶ εὐνή», v. 3; tipici dell’epica i primi sintagmi), ovvero le gioie dell’amore.

Quando l’uomo invecchia non gli si addice più l’amore e perciò il poeta afferma che preferirebbe morire («Τεθναίην», v. 2): ai «fugaci fiori della giovinezza» («ἥβης ἄνθεα […] ἁρπαλέα», v. 4) si sostituiscono «angosce amare» che «tormentano nel cuore» («φρένας ἀμφὶ κακαὶ τείρουσι μέριμναι», v. 7); la vecchiaia è «odiosa», «cupa di dolori» («ὀδυνηρὸν», v. 5; neologismo). Inoltre, la figura dell’uomo ormai anziano è percepita diversamente anche dalla società: «odio d’amasî, scherno delle donne» («ἐχθρὸς μὲν παισίν, ἀτίμαστος δὲ γυναιξίν», v. 9). Appare allora naturale, conformemente alla mentalità greca, contrassegnata da forti antitesi, la metafora: «αὐγὰς ἠελίου», «i raggi del sole» (v. 8) che rappresentano la giovinezza, contrapposta al tetro oltretomba, vecchiaia e già morte, seconda metafora sottintesa dalla negazione «οὐδ(ὲ)». Si noti, per di più, che il verso è una “citazione erudita” dell’Iliade (cfr. VIII 480-481), ma anche che l’episodio di Crono e Giapeto condannati al Tartaro si carica di nuovi valori e significati: la lirica, pur nascendo dall’epica, se ne distacca presto, rielaborandone i contenuti con notevole originalità.

Infine, con una struttura ad anello (che farebbe pensare a un componimento concluso), il verso che chiude il frammento riprende il primo: «οὕτως ἀρπαλέον γῆρας ἔθηκε θεός» («così un dio rese spaventosa la vecchiaia», «volle così funesta la vecchiaia un dio», v. 10). Si osservi l’allitterazione tra i termini opposti: «ἁρπαλέα» («fugaci», v. 4), termine tipico della lirica, e «ἀρπαλέον» («spaventosa», v. 10), nonché la sequenza chiastica dei suoni ρ e γ che la rafforza nel sintagma «ἀρπαλέον γῆρας».

In conclusione, il frammento è manifesto del tema prevalente nella produzione dell’autore, la “vita amante del piacere”: φιλήδονος βίος, allietata solo dalle gioie amorose. La riflessione sulla vita dell’uomo che ne scaturisce è rispecchiata, poi, dalla struttura compositiva e sintattica del componimento: la cesura trocaica del verso 5 divide nettamente il brano in due sezioni, una d’esaltazione della giovinezza e delle sue bellezze, l’altra di disprezzo per la vecchiaia e i suoi orrori; mentre le principali sono riservate a giovinezza e vecchiaia, le subordinate (si notino tra queste le temporali) descrivono le loro implicazioni, sempre in accordo alla rigida mentalità separatista greca e, in particolare, della Grecia arcaica.

Milly Gaudio, IV A Europeo

Articolo inviato dalla Prof.ssa Francesca Mastrovito.