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Al momento non è possibile affermare con assoluta certezza se su Marte ci sia vita, o ci sia mai stata; tuttavia recenti ricerche condotte dal California Institute of Technology (Caltech) e dal Jet PropulsionLaboratory (JPL) “allargano la possibilità di cercarla”. 

I valori misurati possono infatti aiutare il team di ricercatori, coordinati da Vlada Stamenković, a fare chiarezza sull’origine del pianeta e del suo strato roccioso. A differenza di quanto pensato fino ad ora, ci sono buone probabilità che Marte ospiti, sotto la propria superficie, “un serbatoio d’acqua salata”, all’interno del quale siano disciolte considerevoli quantità di ossigeno, forse sufficienti per permettere lo sviluppo di microbi. Già lo scorso luglio era stata scoperta la presenta di un lago sotterraneo, a circa 1500m di profondità, grazie agli impulsi del radar italiano Marsis -della sonda europea Mars Express-, ma solo adesso si è calcolata con rilevante precisione la quantità di ossigeno molecolare che si trova nell’acqua allo stato liquido, tale da poter sostenere -secondo le simulazioni- forme di vita semplici, e alcune di più complesse.

Una vera e propria svolta rivoluziona il modo in cui guardiamo il pianeta rosso, solitamente ritenuto (per la sua atmosfera 100 e più volte meno densa di quella della Terra e formata per il 95% da anidride carbonica) inabitabile e inadatto a ospitare esseri viventi. Le ricerche continueranno nei prossimi mesi, e si estenderanno ad altri corpi planetari, nella speranza di trovare anche altrove le stesse condizioni ambientali, che contengano livelli di O2oltre la soglia richiesta per sostenere semplici forme di vita aerobica, indipendenti quindi dalla fotosintesi. Organismi più complessi come le spugne, inoltre, saranno probabilmente registrati, qualora presenti, da nuove attrezzature e tecnologie in via di sviluppo, che, se ben ultimate e sperimentate, permetteranno l’esplorazione di aree geologicamente più interessanti finora sconosciute.

Il JPL spera di farvi atterrare, nei prossimi anni, Mars 2020, che, molto simile alla sonda Curiosity, presenta aggiornamenti e strutture che le permetteranno di sorvolare la superficie del pianeta. Così come per le simulazioni dell’ambiente sotterraneo, riprodurre le condizioni del pianeta rosso sulla Terra è risultato complicato, a causa della sua scarsa gravità, dell’aria molto più rarefatta e delle forti escursioni termiche. Ciò nonostante, sarà sempre possibile concepire scenari alternativi per il suolo marziano e ipotizzare condizioni adatte a ospitare l’uomo.

Nel 2011 lo scrittore statunitense Andy Weir pubblicava, per la prima volta,  il celebre The Martian, romanzo fantascientifico in cui immagina che, in un futuro prossimo, Mark Watney, ingegnere meccanico e botanico della NASA, riesca a sopravvivere a una tempesta di sabbia e a tornare sulla Terra dopo mesi di permanenza sul pianeta, lottando contro le ostilità di un mondo inesplorato. A séguito del successo del romanzo, si è realizzata la trasposizione cinematografica del 2015, a cura del regista Ridley Scott. Non si tratta dell’unica opera di fantascienza legata ai misteri di Marte, che un giorno l’uomo arriverà a svelare, e neanche della prima. Sono tanti i libri e le opere cinematografiche legati a questo argomento, tra cui mi piace ricordare un film uscito nelle sale nel 2000, Mission to Mars, che presentava un’interessante teoria: un asteroide, colpendo e rendendo inabitabile il pianeta, avrebbe messo in moto una catena di eventi che hanno poi portato alla comparsa della vita sulla terra.

Innumerevoli dunque, e  impossibili da citare in toto, le opere che vedono protagonista il pianeta rosso, spesso al primo posto come luogo di provenienza di extraterrestri. 

Le recenti scoperte in ambito scientifico e biologico potrannoquindi, un giorno, confermare la tesi, secondo cui è possibile lo sviluppo di vita senziente sulla superficie marziana così come su quella terrestre, e, magari, l’opportunità di colonizzarequesto come molti altri corpi celesti del nostro sistema solare?

Roberto Bellelli, VA