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<<Mio caro, vecchio amico,

ti dedico poche righe, per te sicuramente insignificanti e banali, che, come al solito,

partono dall'organo che, stranamente, mi ha creato più danni di quelli che i Barbari procurarono all'Europa: il cuore.

 

 

In realtà posso affermare che sono i 'danni' più belli che abbia mai subito, perché, grazie ad essi, ho imparato tanto e non sarei l'attuale Lavinia. Sono 'danni' che distruggono qualcosa per ricostruirla meglio, nel tempo.

 

Già: il tempo. Solo il tempo è capace di capire quanto prezioso sia  l'amore -giusto?

 

E non parlo di quel tipo d'amore tra innamorati: parlo di quell'amore che si prova nei confronti di un amico, un fratello, un padre.

 

Sì, perché per me tu sei proprio questo.

 

Non smetterò mai di ringraziarti: entrambi sappiamo perché.

 

Ero un uccellino dalle ali spezzate che stava in un angolino e che non aveva neanche voglia di volare, ammesso che avessi ali capaci di consentirlo. Non parlavo quasi con nessuno: è sempre stato difficile parlare con qualcuno per dirgli che qualcosa al mio interno era rotto e non funzionava.  In realtà non credevo neanche di aver qualcosa di rotto in me e non riuscivo a notarlo. Avevo la vista annebbiata e cattive intenzioni, lo sai.  Non avevo voglia di fare quasi niente.

 

Ero così pessimista che, se avessi provato a buttar giù qualcosa, sarei diventata la versione femminile di Leopardi.

 

Avevo costruito un muro apparentemente indistruttibile intorno a me, che alcuni avevano cercato di abbattere, ma che, in realtà, non avevano fatto altro che fortificare.

 

Tu, a differenza d'altri, hai semplicemente preferito scavalcarlo, riuscendo ad entrare in quello che era il mio giardino dai fiori appassiti.

 

Così mi hai preso per mano, mi hai aperto la mente e mi hai toccato il cuore.

 

Hai avuto la pazienza di istruirmi e ti sei preso cura dell'uccellino senz'ali, aiutandolo a spiccare il volo.

 

Mi hai dato acqua, luce e tempo, per annaffiare i fiori appassiti del mio giardino, ora rinati in splendidi petali dai mille colori.

 

Mi hai dato un paio d'occhiali nuovi che mi hanno permesso di vedere tutto più chiaro e limpido.

 

Mi hai indicato una posizione migliore, dalla quale poter avere una diversa prospettiva di vita.

 

Mi hai dato alcuni dei consigli più utili che mi siano mai stati dati: consigli che, tuttora, custodisco profondamente.

 

Hai riacceso in me la lampadina spenta e hai aggiustato le parti frantumate come meglio hai potuto, riuscendoci molte volte e aggiungendo nelle crepe più profonde, per riempirle, qualche buona parola.

 

Mi hai dato la spinta giusta per poter affrontare ogni avvenimento della mia vita in maniera diversa.

 

Hai avuto la pazienza di allenarmi per poter superare ogni ostacolo.

 

Mi hai insegnato che "ad ogni problema c'è una soluzione" e che non è possibile non trovarne una, per quanto grande, apparentemente,  il problema possa essere.

 

Mi hai insegnato che, però, la soluzione si può trovare solo se si vuole e se si è coscienti del passato. 

 

Mi hai insegnato a trovare la mia forza nella mia debolezza, non dando peso a molti elementi negativi, che mi avrebbero impedito di condurre una vita felice.

 

Mi hai insegnato a prendere in mano la situazione e a far qualcosa per cambiarla, se non dovesse andarmi bene, altrimenti a star  zitta e a non lamentarmi.

 

Mi hai insegnato a camminare da sola, con le mie gambe, senza far affidamento su nessuno, perché, quando si è nel buio più profondo, anche la nostra ombra ci lascia soli.

 

Mi hai insegnato che nella vita non bisogna mai arrendersi al primo, secondo o terzo insuccesso che sia: bisogna sempre combattere per raggiungere il proprio obiettivo.

 

Mi hai insegnato che non bisogna mai smettere di credere nel proprio sogno: perché, se lo si vuole davvero, lo si può realizzare.

 

Mi hai insegnato come riuscire ad osservare e a cogliere il lato positivo anche nelle situazioni più negative.

 

Mi hai dimostrato che, quando si vuol davvero bene ad una persona, il miglior modo per dirglielo è attraverso i fatti.

 

Ecco, mi hai insegnato che "le parole devono essere accompagnate da azioni che dimostrino che proviamo davvero quello che diciamo, poichè se diciamo qualcosa solo perché dobbiamo e per fare bella figura, allora è meglio restare in silenzio."

 

Mi hai insegnato che, a volte, nella vita arrivano quelle persone che d'un tratto, in alcuni dei momenti più bui della propria esistenza e quando meno ce lo si aspetta, ti migliorano la giornata col più piccolo dei gesti.

 

Mi hai insegnato che certe cose sono destinate a finire, prima o poi, e che non bisogna farne una tragedia anzi, al contrario, bisogna essere fieri e contenti d'averle vissute appieno e d'aver appreso tanto da esse.

 

Continuo ad apprendere, nel mio silenzio,  anche cose che mi lasciano in bocca un certo gusto amaro che non riuscirebbe a coprire neanche il miele.

 

Una di queste è che, "quando finisce la stima, inizia il distacco, perché le persone buone,  quando le facciamo soffrire, non urlano, bensì archiviano. Continuano ad essere buone senza, però, fidarsi e, pian piano, si allontanano senza più tornare indietro. E in quel momento le hai perse."

 

Ecco, nonostante io creda d'aver perso ormai il mio caro, vecchio amico, continuo ad andare avanti pedalando in equilibrio sulla bicicletta della vita, riempiendo, ormai, sola le crepe del mio piccolo cuore con i preziosi insegnamenti che mi ha fornito nel tempo.

 

Perché -si sa- proprio come mi hai detto tu, certe cose hanno una fine.

 

Ed io sarò felice di una sola cosa: d'aver avuto la fortuna d'averle vissute e, soprattutto, d'averti incontrato.

 

Grazie>>.

LAVINIA TATU, classe IV E