Il posto vicino a me è vuoto, il sedile freddo e scomodo. Un profumo di colonia da uomo si sparge nell’aria, donne in divisa spiegano come eseguire le procedure di sicurezza, mentre la copertina della rivista verde metallico brilla alla luce del sole, davanti a me. Il pilota scandisce qualche parola e poi il decollo.
Dopo pochissimo tempo raggiungiamo le nuvole, il posto che amo di più al mondo, ci siamo sopra. Vorrei uscire fuori dall’oblò, respirare l’aria fresca e lanciarmi nel vuoto.
Nello spazio tra una nuvola e l’altra si vede la terra scura e tempestata di edifici come gocce d’acqua durante un temporale. Amo volare, mi fa sentire felice. Il cielo azzurro annebbiato e abbagliato dal sole mi si allarga davanti. Sposto lo sguardo di nuovo sulle nuvole bianche, sembrano morbide, lisce e confortevoli. Sono serena, ho finalmente le spalle rilassate e nelle orecchie il rumore fiacco e debole prodotto dal velivolo.
Ci siamo io e il cielo, nient’altro fra di noi, nient’altro che può distrarmi dalla bellezza del paesaggio visto da lì, da quell’oblò. Non so perché mi provochi tutto questo, ma sin da piccola ho sempre avuto un debole per questo posto.
Riesco a vedere solo la fine dell’ala sinistra che si muove lenta. Non mi sono mai sentita così bene come quando sto su un aereo. Volare, passare da un posto del mondo all’altro in così poco tempo, viaggiare intorno al globo e attraversare le nuvole è l’unica cosa che mi fa sentire veramente bene.
La signora seduta due posti più lontano da me si allarga il colletto del dolcevita con le mani mentre legge il quotidiano. Torno al paesaggio, con gli occhi e il naso schiacciati al vetro. Non smetto di sorridere neanche un minuto, sono troppo felice. Il pianto di un bambino, che rompe il silenzio e la tensione, mi distrae un momento. Sento che stiamo scendendo, le nuvole stanno per scomparire e riesco, di nuovo, a vedere la terra in tutta la sua imponenza: un fiume di colore verdastro che sembra fermo dall’alto, piccole case, palazzi e piazze sono mischiate a campi di grano e distese di prati. Mi mancano già le nuvole, ma sto ancora volando, sono ancora qui, nel mio posto felice. Le ruote toccano terra, il posto vicino a me è ancora vuoto e io mi sento sempre un po’ contenta.
Erica Gallo, classe II B
Componimento inviato dalla Prof.ssa Antonella Ventura