LA VIS COMICA DI PLAUTO E VALERIO LUNDINI
La comicità, che è un tratto distintivo di ogni cultura in tutte le epoche, rende possibile il confronto spontaneo tra gli autori dell’antichità e quelli dei giorni nostri.
Uno dei primi grandi rappresentanti del teatro romano, di cui oggi possediamo integre la maggior parte delle commedie, è Tito Maccio Plauto, del quale si hanno scarne notizie biografiche. Nato a Sarsina, città attualmente situata in Emilia Romagna, intorno al 250 a.C. e morto a Roma nel 180 a.C., inizia la sua attività teatrale come autore di fabulae palliatae, traducendo artisticamente, ovvero rielaborando e riadattando in maniera personale, le commedie greche, integrandole con elementi del teatro italico. A Plauto sono state attribuite circa 130 commedie, delle quali il grammatico Marco Terenzio Varrone ha riconosciuto come certe solo 21 commedie.
Anche ai giorni nostri vi sono molteplici forme di comicità. Un parallelismo suggestivo per la vis comica che li contraddistingue, è quello tra il presentatore e comico Valerio Lundini e il commediografo Plauto. Il conduttore televisivo ha ottenuto molto seguito e successo di pubblico e di critica, con il suo programma sulla Rai “Una pezza di Lundini”.
Che cosa accomuna e differenzia la comicità di Plauto e quella di Lundini?
In primo luogo li accomuna il fatto che per entrambi il fine della loro comicità è il cosiddetto “risum movere”, obiettivo che raggiungono, evitando ogni riferimento alla realtà e alla riflessione.
Anche la dimensione surreale, in cui vengono trasportati gli spettatori dei due comici, è un aspetto che li contraddistingue, entrambi sono capaci di coinvolgere a tal punto il pubblico da rendere necessario l’uso di alcuni espedienti per ricondurre gli spettatori alla realtà vera, lontana da quella che emerge nei loro spettacoli. In Plauto viene utilizzato lo strumento comico de “il teatro nel teatro”, ovvero uno dei personaggi si rivolge al pubblico in maniera più o meno diretta, ricordando che quelle sono solo fabulae e che hanno un carattere fittizio. La stessa interruzione, forse un po’ più brusca, è presente negli spettacoli di Lundini, è la cosiddetta “rottura della quarta parete”, che nel caso del suo show consiste in una voce, proveniente forse dalla regia, che dice in modo categorico un solenne “stacca!” a cui segue, appunto, l’interruzione forzata del programma.
Ciò che differenzia invece Lundini è la sua innaturale serietà, con la quale parla di qualsiasi argomento che sia assurdo, sarcastico, ironico o meno. Plauto, invece, si avvale di strumenti diversi, più leggeri e immediati, vale a dire, ad esempio, la beffa, il travestimento o lo scambio di persona. Come però Lundini stesso ammette, “lui detesta usare macchiette” per cui le persone che intervista nel suo programma devono avere un’identità propria ben distinta, aspetto che va totalmente in contrasto con i “tipi umani” delle commedie plautine.
Dunque i due comici non sono perfettamente uguali, ma per me è stato affascinante analizzare la continuità tra antico e moderno, mettendo a confronto la vis comica di due comici così lontani nel tempo.
RITA MALLAMACI, 3 B Cam
Articolo inviato dalla Prof.ssa Antonella Ventura