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MANIFESTAZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

donna

Qualche secolo fa un certo Johann Wolfgang Von Goethe disse che "Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza."                                                     

E oggi, nonostante sia passato così tanto tempo, sfortunatamente non è cambiato nulla.


Viviamo in una società in cui quotidianamente apprendiamo notizie legate alla violenza: si parte dallo cyberbullismo fino ad arrivare a delitti di ogni genere.
E, purtroppo, uno dei problemi più grandi che affliggono drammaticamente la società italiana è proprio la violenza sulle donne.

Rabbrividisco alla sola idea che ci siano "uomini", se così possiamo chiamarli, che anziché utilizzare le loro possenti braccia per abbracciare la propria donna e farla sentire al sicuro, le utilizzano per colpirla.

Come si fa a colpire una donna? Una donna che potrebbe essere la propria madre, sorella, figlia!

La donna è il gioiello più prezioso che un uomo possa avere fra le mani, così fragile e raffinato, ma nello stesso tempo così forte e resistente: un uragano di emozioni difficile da comprendere.

Inoltre si dice che Eva sia stata creata dalla costola di Adamo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato: per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.

Non è accettabile dunque, che l'uomo si creda superiore alla donna e possa arrivare ad utilizzare la violenza contro di essa, che è carne della sua carne.

La donna dovrebbe trovare rifugio in un uomo e non scappare via da quest'ultimo.

La violenza sulle donne è uno degli atti più disumani e spaventosi che si possano compiere e, personalmente, mi spaventa ancor più il silenzio di coloro che assistono ad atti simili. L'indifferenza, a parer mio, è peggiore della violenza perché non fa altro che favorire l’oppressore e mai la vittima.

Questa evidenza ci è stata spiegata benissimo lo scorso 22 Novembre durante una manifestazione particolarmente importante e significativa organizzata con cura dalla Polizia di Stato insieme alla Questura di Cosenza, che ha deciso di coinvolgere, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, alcune classi del nostro Liceo Classico accolte al Teatro Rendano.

Dopo un caloroso saluto del nostro Dirigente Scolastico, ci sono stati illustrati dalla dott.ssa Sara Verta alcuni dati ISTAT che segnalavano come negli ultimi anni abbiano perso la vita circa tremilacento donne, a causa dell'insensatezza e della pazzia degli "uomini"  che ne rivendicavano il “possesso”. Un numero estremamente elevato  che ha suscitato molto stupore in sala e che sottolinea le dimensioni gigantesche di questo fenomeno terribile.

Molte poi sono state le testimonianze successive, che hanno messo in evidenza quanto importante sia  parlare e discutere di queste problematiche, perché non bastano le scarpe rosse, gli slogan e i segni rossi sul volto affinché non ci siano più violenze: è il dialogo che rappresenta uno dei metodi più efficaci per poter combattere questa follia;  la violenza verrà sconfitta solo quando l'umanità, tutta insieme, lo vorrà.

Gli interventi di alcune importanti autorità, come il Prefetto della Provincia di Cosenza, Paola Galeone e il Vice Dirigente della Squadra Mobile di Cosenza, Francesco Falcone, sono stati molto emozionanti e profondi poiché hanno cercato di farci comprendere appieno la gravità della situazione, cercando di convincere ognuno di noi della necessità di denunciare atti simili prima che le situazioni degenerino.

Personalmente, ho provato una grande emozione quando il  Prefetto Nicolò Marcello D'Angelo,  attraverso  un breve aneddoto risalente all'inizio della sua carriera, ci ha spiegato come la violenza possa assumere varie forme e ci ha detto che è importante portare cultura e infondere senso di responsabilità nei  giovani per un futuro migliore.

La manifestazione è stata deliziosamente coronata da intermezzi musicali del coro della Questura di Cosenza con canzoni significative come "Quello che le donne non dicono" di Fiorella Mannoia e "Vietato Morire" di Ermal Meta.

Sono stati eccezionali le brevi, ma molto intense le piéces  interpretate dai ragazzi delle Officine Teatrali Telesiane, come Mi chiamo Valentina e credo nell'amore,  che hanno dato maggiore rilievo al messaggio di fondo:  la violenza è l'arma degli incapaci, di coloro che non sanno sostenere un dialogo, che non sanno difendersi poiché vuoti dentro, scarsi di cultura e, soprattutto, di umanità.

In fondo “per tutte le violenze consumate sulla donna, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo sfruttato, per la sua intelligenza che spesso viene calpestata, per l'ignoranza in cui viene lasciata, per la libertà che le viene negata, per la bocca che le viene tappata, per le ali che le vengono tagliate”... si ci deve solo alzar in piedi davanti ad una Donna.

Lavinia Tatu, III E

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