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Il mio ricordo del Professore Leopoldo Conforti, indimenticabile “vir bonus dicendi peritus”.  

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La vita consente incontri, che hanno la capacità di divenire una fonte inesauribile di arricchimento umano e culturale, che continua a fiorire anche quando le persone “spiccano il volo”, per passare “oltre” e giungere all’Altrove.

È  il caso, per quanto mi riguarda, del Professore Emerito, nonché Presidente dell’Accademia Cosentina, Leopoldo Conforti, il quale, insieme alla Professoressa Luigia De Theo, resta nel mio cuore e nella memoria collettiva quale colonna del nostro storico Liceo. Per esperienza e riflessioni personali, negli ultimi tempi, ho dovuto riconsiderare il detto: <<Siamo tutti utili ma nessuno indispensabile>>. Ebbene, per quanto ne continui a comprendere il senso, da un po’ ne ho preso le distanze, poiché mi sono reso conto che alcune persone, speciali per me e per altri, si sono rivelate, con la loro perdita, insostituibili e, pertanto, indispensabili. 

Credo, oramai, che alcuni abbiano delle qualità, dei valori, un “quid pluris”, una cifra caratteriale e comportamentale tale da non poter essere sostituita da alcuno, benché questi possa avere i cosiddetti “numeri giusti”. Penso che la Professoressa De Theo e il Professore Conforti rappresenteranno icasticamente le due colonne portanti dell’architrave d’ingresso al nostro “tempio” della città bruzia. Essi hanno contribuito a rendere il nostro Istituto il Liceo di tradizione, che dal 1861 effonde la sua luce formativa e culturale. I loro nomi continueranno a essere richiamo e paradigma e si ricorderà come fosse per loro naturale approcciarsi al greco antico e al latino con la padronanza e l’afflato di chi legge e traduce ”sic et simpliciter” con naturalezza e disinvoltura.

La Domenica del cinque di Agosto il Professore Conforti ha seguito la scia di luce, affinché potesse continuare, insieme alla Collega e Socia Ordinaria dell’Accademia Cosentina, a rappresentare la poderosa colonna dorica di sapere, civiltà e cultura.

Non ho avuto il privilegio di essere stato suo alunno, ma posso affermare con particolare commozione di aver ricevuto da lui più di quanto un allievo potesse mai sperare. 

Quelle famose “congiunzioni astrali” della vita, come amo chiamarle, mi hanno consentito di conoscerlo presso il Liceo Classico “Don Bosco” di Montalto Uffugo, grazie ad un’intermediaria, che è per me amica e collega, fin da quei primi anni d’insegnamento, la Professoressa Maria Felicita Mazzuca, che, sua alunna devota, lo aveva invitato a tenere un seminario sul mondo antico rivolto ai nostri alunni di un Istituto, che per noi continua a essere caro ricordo e luogo colmo di emozioni ed esperienze formative sul piano umano e professionale. In quell’occasione il Professore Conforti seppe intrattenere docenti e discenti con la sua dote peculiare di rendere fruibile e alla portata di tutti quello che sembra materia per gli “addetti ai lavori”. Il suo eloquio, seppur curato e colto, assumeva quel tratto colloquiale e familiare, capace di coinvolgere l’uditorio e di far arrivare il messaggio universale e l’attualità della cultura classica. Quel giorno, che, se rammento bene, cadeva il trentuno Gennaio, dedicato alla festa di S. Giovanni Bosco, sentita e celebrata con devozione presso il Liceo montaltese, egli relazionò sulla figura femminile nella poesia di Orazio e, poi, si trattenne per il pranzo organizzato dagli Ardorini, dandoci modo di trascorrere qualche ora in più con lui, sempre affabile e prodigo di aneddoti.

Da lì, per sua scelta e non certo per miei meriti, egli volle fortemente dare inizio alla nostra collaborazione culturale e in tutti questi anni mi è stato consentito raccogliere, durante le nostre conversazioni, notizie riguardanti la sua vita privata e pubblica e, in particolare, informazioni preziose sul suo lavoro di docente, di traduttore, di autore di opere, potendo rilevare il suo trasporto per la musica classica e napoletana, il suo interesse per il teatro, la televisione, l’attività dedicata a manifestazioni e ad associazioni culturali. Il suo cuore e il suo intelletto erano lo scrigno di poeti e prosatori latini e greci, che citava e declamava con l’arte di chi conosce e rende parte di sé un patrimonio imperituro. Egli è stato un instancabile e strenuo difensore degli studi classici, perorando di continuo questa nobile causa e scrivendo, a tal proposito, articoli incisivi, efficaci e pregni della sua vis, della sua ironia e della sua arguzia.

A lui devo il coinvolgimento in numerose esperienze professionali e culturali: basti il ricordo delle trasmissioni televisive curate per l’emittente locale TEN e dedicate alla Magna Grecia, le conferenze e i seminari in occasione di ricorrenze, anniversari e manifestazioni, per non parlare, poi, del grande onore concessomi in occasione della presentazione delle sue pubblicazioni (per le quali ha sempre “preteso” con affetto i miei interventi), “I Sibariti”, raffinata commedia in tre atti e “Città, personaggi, storie della Magna Grecia”, raccolta di pregevoli articoli dedicati a questa realtà inimitabile del nostro antico territorio calabrese. Ho relazionato su queste sue opere e su altri suoi studi editi e inediti sempre con la riconoscenza di chi, sentendosi “discipulus”, ha avuto modo di attingere al “mare immensum” del “Magister” e di rivelarne i meravigliosi fondali. 

In effetti, grazie a questa preziosa possibilità, ho avuto modo di apprezzare e stimare anche tratti e peculiarità di un animo, che amava occultare nel riserbo la sfera interiore, la sensibilità, i sentimenti, protetti sempre dalla sua poderosa figura pubblica e dalla sua mirabile cultura. 

Spero di poterlo onorare, relazionando anche sulla sua ultima “figlia di carta”, l’opera “Epigrammata Translationes Oratio Mariae”. Quando ho ricevuto la preziosa copia con la sua toccante dedica, ho compreso quanto bene provasse per me. A lettura ultimata e con occhi lucidi, ho subito telefonato esprimendogli con sincera ammirazione tutto il mondo, che era riuscito a palesarmi. In pagine, che consiglio vivamente di leggere, la lingua latina si rivela in tutta la sua bellezza per la scelta acuta, efficace, sensibilissima a livello metrico, lessicale, stilistico. 

Questa sua vena poetica, espressa in chiave epigrammatica, insieme a tutto ciò che egli ha saggiamente e sapientemente realizzato, sarà la luce imperitura, che elargirà scintillio al suo nome e alla sua figura, rivelandosi scia paradigmatica per le generazioni future. 

Sono innumerevoli i ricordi, che potrò custodire, e fra questi il giorno in cui, all’indomani della sua nomina a Presidente dell’Accademia Cosentina, egli ha varcato la soglia del suo e del nostro Liceo con un preciso obiettivo e con la sua caratteristica passione di custode del mondo classico, a cui giustamente donava tutto se stesso, perché non si dimenticasse mai il “suo per sempre”. 

Ancora una volta la sua “prometeica vis” ha dato i suoi frutti e così si è avvalso della lungimiranza professionale e culturale del nostro Dirigente scolastico, l’Ingegnere Antonio Iaconianni, il quale ha abbracciato con entusiasmo la sua proposta, condividendo da subito il felice connubio tra antico e contemporaneo quale patrimonio universale e imperituro. Mi sono ritrovato in questa felice circostanza, ancora una volta, coinvolto ed “eletto”, all’unisono, da entrambi “ideale ponte” tra Accademia Cosentina e Liceo al fine di una proficua collaborazione e di un’efficace condivisione di intenti. Da allora altro è accaduto e rammento caramente i giorni trascorsi mesi or sono, prima che la vita del mondo cambiasse a causa del Covid 19, presso la Biblioteca del nostro Istituto, diretta con squisita grazia ed esemplare competenza dalla Professoressa Antonella Giacoia, quando il Professore Conforti era protagonista delle riprese di quelli che sarebbero stati i “salotti culturali” destinati ad un pubblico eterogeneo, sempre con l’intento di rendere la cultura “possesso perenne” per tutti. Non si è potuto provvedere al montaggio di tali prove televisive, ma conforta constatare la pregnanza di tutto ciò che egli ci ha lasciato in termini umani e professionali, coerenti al suo ritratto di “vir bonus dicendi peritus”, al quale rivolgo con affetto, stima, gratitudine e riconoscenza un pensiero di luce, che gli doni pace e serenità Lassù.

                                                                                                                                    Flavio Nimpo

                                                                                                                      docente di Lingue Classiche

 
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