L'ANTIDOTO ALLA "NOX PERPETUA" NEL CARME 5 DI CATULLO 

Catullo riesce, in appena tredici versi, ad unire in maniera magistrale, come pezzi complementari di un puzzle, i due temi più cantati della poesia mondiale: l’amore e la morte.

Il carme inizia con un’esortazione alla vita e all’amore: il poeta nomina Lesbia, quasi invocandola, sottolineando in seguito il voler ignorare la disapprovazione altrui (l’aggettivo “severus” evidenzia il contrasto generazionale tra i due amanti e coloro che li giudicano), per poi far venire a galla l’angosciosa preoccupazione che tutto possa finire. Essa scaturisce dalla consapevolezza che la relazione con Lesbia è effimera, proprio come  effimeri sono il tempo, i giorni, la luce e, soprattutto, la vita. La “brevis lux” e la “nox perpetua” creano un chiasmo e un’antitesi paragonabili all’accoppiata Eros – Thanatos, i quali sono intrinsechi nella vita, quasi l’asse portante.

Per questo motivo, dopo ciò, Catullo ripropone con più enfasi il tema iniziale della poesia, in un numero di baci iperbolico, ormai completamente abbandonato alla passione, usando una forte anafora, quasi ossessiva, per enfatizzarne la continuità, ma anche come se, al tempo stesso, volesse catturare per sempre quel momento straordinario, sfruttarlo finché ne ha occasione, proprio perché eterno non è: quando siamo travolti dall’amore, infatti, vorremmo che il tempo non scorresse mai, ma si fermasse piuttosto, così come vorremmo che rendesse eterna la nostra giovinezza, i cui fiori mai più torneranno. 

                                                                                  Beatrice Berardelli, II A QUA

Articolo inviato dalla Prof.ssa Maria Felicita Mazzuca