DUE STUDENTI DEL TELESIO CONQUISTANO I PRIMI POSTI DEL CERTAME CARDARELLIANO
Risultato straordinario per due allievi del Liceo Telesio, Chiara Urso e Rosario Cambrea, classe V E, che si sono classificati al primo e al secondo posto del Certame Nazionale Cardarelliano,
tenutosi a Tarquinia il 6, 7 e 8 aprile scorso. Al concorso hanno partecipato più di cinquanta studenti provenienti da diversi istituti scolastici italiani, tra cui alcuni fra i più prestigiosi licei della penisola. I nostri, preparati dalla loro insegnante di italiano, la Prof.ssa Antonella Giacoia, e accompagnati dal Prof. Pierluigi Pedretti si sono sottoposti ad una prova incentrata sul tema: Terra natia. Tra radicamento, fuga e nostalgia, producendo due lavori che hanno ricevuto il plauso di una giuria prestigiosa e che si sono imposti per profondità e originalità di scrittura.
Alle due eccellenze telesiane abbiamo perciò rivolto qualche domanda sull’esperienza a Tarquinia.
Perché avete scelto di partecipare proprio ad un certame sulla poesia di Cardarelli?
Rosario: Questo certame mi è stato proposto dalla mia docente d’italiano, la professoressa Giacoia. Personalmente, non avevo mai avuto l’opportunità di conoscere i versi e la vita di Cardarelli, un poeta che ormai è generalmente scomparso dai programmi di letteratura nei licei. E’ forse per questo che ho accettato la proposta: mi affascinava uscire dal seminato, conoscere la poetica di un artista che meriterebbe un ruolo decisamente più ampio nella nostra formazione e che visse un dramma comune a tanti uomini, quale la difficoltà di vivere la propria terra natia, rifiutandola e anelando ad essa nello stesso tempo.
Chiara: Non sono mai stata una persona competitiva o si potrebbe forse dire che ho sempre avuto paura di mettermi alla prova. Proprio per questo, quando mi è stato chiesto di partecipare, ho deciso di accettare, se non altro per superare i miei limiti. Competere con i migliori non può che arricchire ogni partecipante sia sul lato tecnico che su quello umano; non mi sbagliavo, così è stato.
Cosa si prova ad arrivare primi in un concorso così importante?
Chiara: Quando ho messo piede a Tarquinia, la possibilità della vittoria non mi sfiorava neanche; è così è stato fino a qualche secondo dopo (dopo, non prima) la proclamazione del vincitore. Il mio nome sembrava alle mie orecchie quello di un estraneo, le mie parole lette da altre labbra incomprensibili. Poi, improvvisamente, la gioia, ancor più bella perché condivisa con un amico che ritengo un fratello, con i miei professori e la totalità dei miei compagni. Questa vittoria non avrebbe avuto lo stesso valore se non avessi avuto accanto una scuola intera pronta a gioire con me.
Come si arriva a questi risultati? In che modo vi siete preparati?
Rosario: Bisogna fare una doverosa premessa: un risultato del genere non era neanche tra le nostre più remote ambizioni (prova ne siano le nostre reazioni stordite al momento della proclamazione dei vincitori), ma non possiamo negare che il percorso che abbiamo intrapreso nello studio di questo autore sia stato segnato dal materiale fornitoci dalla prof. Giacoia, che ha recuperato per noi documenti importanti sul pensiero e sulle opere di Cardarelli. Così siamo riusciti ad immergerci nella vita del poeta di Tarquinia e a comprendere l’intimo rapporto che aveva con la sua terra: il resto, si potrebbe dire, è venuto da sé.
Come si è svolto il concorso e qual è stata l’organizzazione delle giornate?
Rosario: La prova era costituita dalla produzione di un elaborato sul rapporto tra Cardarelli e Tarquinia, da analizzare attraverso due suoi componimenti: “Passaggio Notturno” e “Alla terra”, nonché tramite collegamenti ad altri autori della letteratura che hanno vissuto sulla loro pelle e nei loro versi la stessa, eterna lotta tra fuga e permanenza. Il tutto doveva essere completato in al massimo sei ore.
Le giornate che abbiamo trascorso a Tarquinia sono state scandite prevalentemente dalle visite guidate nei suoi luoghi più significativi: il centro storico, il museo etrusco e la necropoli. Tutte mete pittoresche, intrise del fascino dell’antico e del misterioso che solo una civiltà così antica possiede.
Avete avuto modo di confrontarvi con altri studenti di altre realtà italiane. Che impressione ne avete ricavato?
Chiara: La parte più bella del certame è stata sicuramente il senso di unione che in pochi giorni si è sviluppato fra noi ragazzi. Restare a parlare fino a notte tarda con persone che fino a poche ore prima non erano che sconosciute, condividere con loro ansie ed emozioni, tendere un filo fra parti opposte d'Italia è stato il dono più grande di questa esperienza. Il fatto di appartenere a indirizzi diversi è stato anch'esso occasione di confronto e apertura.
A parte il premio, qual è il dono più bello che vi ha lasciato la lettura di Cardarelli?
Rosario: Tramite la lettura dei versi di Cardarelli si può accedere a tensioni profonde che non sono semplicemente il frutto di un animo turbato, ma le angosce di ogni uomo conteso tra la leggerezza del viaggio e la pesantezza del rimanere: la prima offre la possibilità di librarsi nei cieli del mondo, ma presto mostra quanto tale leggerezza sia insostenibile, poiché impedisce di scorgere il saldo approdo che solo la città natale può essere; la seconda causa insofferenza, specie negli uomini inadatti a piccole realtà locali, ma rappresenta sempre un rifugio sicuro dalle intemperie del mare in tempesta, una casa a cui far ritorno per immergersi nella spensieratezza dell’infanzia.
E’ questo, per me, il lascito di Cardarelli: rendere il lettore consapevole dell’ineluttabile scelta che il viaggio della vita impone, sfidandolo a cercare un equilibrio delicato, capace però di portare alla serenità.
Chiara: Trovandomi ormai all'ultimo anno di liceo, con un piede già al di fuori di questa mia terra, leggere e scrivere del legame che sempre resta tra un uomo e la propria città è come una spada fresca. Doloroso, certamente, ma consolante. Pavese scriveva che "un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti". Fortunatamente, sia io che Cardarelli abbiamo scoperto di avere una casa dove tornare, a questo mondo.